tratto da Tito Andronico di William Shakespeare Riduzione
e adattamento: Andrea
Rinaldi Regia: Andrea Rinaldi "Tito
Andronico” è un testo oscuro,
sfuocato nel significato ma lucido nel suo violento significante. Una violenza
antica che affonda le radici nella tragedia di Euripide e Seneca, nelle
metamorfosi di Ovidio, ma anche, in modo quasi premonitore, nel teatro
dell’assurdo di Beckett. Adattato come Ritoandronico, nell’accezione di eterno ritorno dell'uguale, di
disperata ciclicità e del desiderio disatteso di fuggire dal cerchio, questo
lavoro si sviluppa in uno spazio nudo, dove capeggia l’altare, centro
primordiale della spiritualità occidentale; Un chirurgico drappo
semitrasparente, filtro censorio attraverso il quale s’intravede l’illusoria
speranza di una vita dopo la morte, cade dall’alto e definisce un algido e a
volte sanguinante limbo spaziale. Una sorta di non luogo della mente, dove le
anime dei morti non curanti della loro spettrale natura, si affacciano
supplicandoci di farle resuscitare nel ricordo.
In questo senso la messa in scena si apre con le parole di Lucio (Parsifal di Mariangela Gualtieri) figlio di Tito e unico superstite, il quale, privato del suo corpo scenico, diventa una sorta di Virgilio che apre le porte del proprio infernale ricordo, agli spettatori. Ritoandronico parla della dicotomia tra carne e
spiritualità sviscerandola ed eviscerandola riportando il rito alla sua origine
sanguinaria, ferale, mortale, classica. Per questa presenza ridondante di
carnalità macellata, entriamo nelle bianche oscurità della perdita; la perdita
degli affetti, dei valori, della carne, del senno della lingua e delle mani che
come in Macbeth, non saranno mai linde dal sangue, ma che diversamente
saranno mozzate, strappate in una metamorfosi sottrattiva, togliendo ai
personaggi la capacità di agire e interagire con il loro mondo. L’incessante dubbio di Amleto dell’agire o
del non agire, qui viene risolto aprioristicamente dal destino che taglia loro
le mani, come Atropo il filo della vita. Da
esseri viventi, disumani e saturi di emozioni estreme, i personaggi verranno
inghiottiti dal ottenebrante brodo primordiale che lì ha generati, per poi
risorgere ogni giorno, nella memoria di chi rimane. Cast & Crediti
Interpreti: Melissa Cicolin, Morena Cicolin, Gianluca Follo, Marina Mannato, Vanessa Musci, Paola Recalcati, Andrea Rinaldi, Monica Sergi Scene, luci, musiche originali e mix: Andrea Rinaldi Costumi: Andrea Rinaldi, Monia Manuello Scenografia: Andrea Rinaldi, Emanuele Calabrese, Domenico Rinaldi, Massimo Cereda Tecnici suono: Stefano Galimberti, Pasquale Balzano |